Stabat Mater, di Tiziano Scarpa è stato il libro scelto durante il mese di marzo per la nostra attività Un libro, un mese. In realtà il nome di Stabat Mater corrisponde a una preghiera, più precisamente una sequenza-cattolica del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi. La prima parte della preghiera, che inizia con le parole Stabat Mater dolorosa (“La Madre addolorata stava“) è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo. È una delle composizioni letterarie che piú sono state musicate ; circa 200 diversi compositori di diverse epoche, generi, stili e visioni musicali. Tra alcuni di questi artisti si trovano Pergolesi, Rossini, Vivaldi, Scarlatti…
Il romanzo di Tiziano Scarpa, Stabat Mater, è ambientato a Venezia. Siamo agli inizi del Settecento, nella Venezia di Vivaldi. La protagonista porta il nome della santa martire Cecilia, patrona della musica e dei musicisti. Ha sedici anni. Ed è una trovatella allevata all’Ospitale della Pietà. Cecilia si rifugia, insonne, in cima a una scala. E qui, assediata da visioni dolorose e indecifrabili, e invasa da una notte dell’anima, scrive alla “Signora Madre” che l’ha abbandonata piccolissima nella ruota dell’Ospitale. Le sue sono lettere sospese nel vuoto, senza indirizzo. Sono un monologo, che si distende in lasse. E in queste lasse si destruttura il tradizionale romanzo epistolare, e si assolve una trama altrimenti patetica. È questo l’aspetto letterariamente più rilevante del romanzo, che da una parte assume una vicenda alla Mastriani, e dall’altra la dissolve nel ritmo fascinoso di una lauda. Cecilia è destinata a diventare musicista. Suona il violino. Suo insegnante di violino è il maestro compositore Antonio Vivaldi. Dal maestro, Cecilia impara a perfezionare l’arte; ma anche a coltivare un sogno di libertà e di fuga. La sostenutezza letteraria del romanzo è la sostanza musicale dello “Stabat Mater”.
Secondo i nostri studenti della Dante Alighieri Zaragoza, il libro è in realtà una fusione di parola e musica. Il romanzo ha un preludio: La prima percezione o intuizione che rimane nella nostra mente è che Tiziano Scarpa ha scritto una sinfonia dei sentimenti di una ragazza di sedici anni che si trova dalla nascita nell’Ospedale della Pietà a Venezia. I sentimenti di Cecilia si sviluppano come note sul pentagramma musicale, o viceversa. Quindi, a lezione abbiamo scelto la analogia tra parola e musica per tentare di spiegare il senso materiale e formale del romanzo. Cioè, vogliamo comporre una sinfonia musicale e letteraria, come sequela interpretativa con la orchestra della Dante di Saragozza i cui strumenti siamo tutti quanti.
Il libro ha anche un partitura e un libretto. Nella musica classica, il termine “movimento” indica ciascuna sezione di una forma musicale che preveda più parti (suite, sonata, sinfonia, ecc.) Noi abbiamo fatto una interpretazione lassa di questa teoria per applicarla al romanzo di Tiziano Scarpa. Appunto, ci sono anche nel libro sette movimenti come riferimento anche alla scala musicale.
Tiziano Scarpa
È un romanziere, drammaturgo e poeta italiano (nato a Venezia, 1963) ha pubblicato parecchi romanzi e volumi di racconti presso importanti case editrici, Einaudi, Feltrinelli, Rizzoli, Mondadori: Occhi sulla graticola (1996), Venezia è un pesce (2000), Cos’è questo fracasso (2000), Cosa voglio da te (2003), Kamikaze d’Occidente (2003), Corpo (2004), Groppi d’amore nella scuraglia (2005),L’inseguitore (2008), Stabat Mater (2008), romanzo che ha vinto nell’estate del 2009 due premi d’altissima risonanza nazionale e internazionale: Supermondello e Strega. Tiziano Scarpa è inoltre autore di ragguardevoli radiodrammi e testi teatrali. Nel 2008 è uscita anche una sua antologia di poesie: Discorso di una guida turistica davanti al tramonto Le cose fondamentali, 2010 e recentemente un altro romanzo, Il brevetto del geco (2015). Svolge un’intensa attività di lettore scenico delle opere sue e altrui, a teatro e non solo.
I suoi libri sono tradotti in numerose lingue: “All’inizio, l’etichetta dei “cannibali” a metà anni Novanta ha incuriosito un po’ di editori stranieri. Poi, Venezia è un pesce mi ha fatto da battistrada in molte nazioni, perché la mia città è molto amata in tutto il mondo. E forse c’è anche il fatto che io non scrivo solo romanzi, agli editori curiosi non offro la solita pappa narrativa.” In una intervista, Scarpa ha risposto: ”con i romanzi ci convivo per anni, prima di cominciare a scriverli (i prossimi li ho in mente da molto tempo). “
Un merito del romanziere è il fatto di esser riuscito a rendere il naturale omaggio al compositore e al suo concittadino, malgrado i numerosi anacronismi soprattutto nei riguardi della vita e dell’opera di Vivaldi che l’autore stesso riconosce nel capitolo Nota. Nel suo romanzo la musica diventa strumento di redenzione: “si pensi al fenomeno della musica rock e cosa ha rappresentato per moltissimi giovani emarginati o cosa ha significato il punk per certi proletari che neanche sapevano suonare eppure lì trovarono quella libertà disciplinata o disciplina liberante che vive chi studia musica”.
Uno dei motivi che lo ha portato a scrivere su questo orfanatrofio è questo: «sono nato nell’Ospedale civile di Venezia, dove il reparto maternità occupa le stesse stanze un tempo adibite a orfanotrofio. Mi sono interrogato a lungo su cos’è il destino. Se venite a Venezia non perdete una visita alla chiesa della Pietà dove, dietro le grate, suonavano le orfanelle come Cecilia, una ragazza senza storia che nella musica di Vivaldi ritrovava la luce. Succede a tutti, la musica più di un quadro che crea solo emozioni, ti possiede per intero, ti fa muovere, ballare».
C’è qualcosa che è capitato intorno al libro che lo ha sorpreso: lo ha contattato una signora che gli ha detto di far parte di un’associazione che si chiama Astro Nascente, e lo hanno invitato a Napoli a presentare il romanzo Stabat Mater. Lei lo ha convinto raccontandogli una storia. In Italia ci sono migliaia di persone che non sanno chi sia la loro madre biologica. Una legge tutela per tutta la vita l’anonimato delle donne che desiderano abbandonare i loro figli senza che essi possano conoscere chi li ha messi al mondo. È una norma d’altri tempi, fatta su misura per proteggere la tranquillità delle famiglie aristocratiche e borghesi messe in imbarazzo da una gravidanza indesiderata. Sta di fatto che in Italia, ancora oggi, bisogna avere compiuto cent’anni per poter richiedere informazioni al tribunale sulla propria genitrice naturale: un lusso che possono permettersi solo i coetanei di Rita Levi Montalcini; si può immaginare con quante probabilità di incontrare la loro mamma ancora in vita.
L’associazione Astro Nascente si batte perché quella norma sia cambiata, allineandola ad altre legislazioni europee. L’Italia, oltre al Lussemburgo, è l’unico paese che non ha ancora recepito le indicazioni dell’Unione Europea su questo problema. In Francia, per esempio, se uno è stato abbandonato da neonato, quando compie venticinque anni può chiedere la mediazione del tribunale per contattare la madre biologica. In quei mesi, l’associazione Astro Nascente ha cercato appoggi politici in parlamento, naturalmente presso tutti i partiti, per far passare questa modifica di legge, proposta alla Camera. Il senatore, Carlo Sarro, si è dichiarato disponibile a dare una mano. Tra le sue motivazioni, gli hanno riferito questa: «Vi appoggerò volentieri perché so quanto soffrite. L’ho capito anche leggendo questo romanzo». Si riferiva a Stabat Mater. È così che ad Astro Nascente hanno conosciuto il libro e hanno pensato di invitare Tiziano Scarpa. “Sono rimasto molto sorpreso, non mi sarei mai aspettato che un romanzo considerato piuttosto intimista e lirico, per di più ambientato in un altro secolo, potesse avere qualche ricaduta civile sull’oggi. “
Per i nostri alunni il libro è legato ad altri tre letture che abbiamo sempre fatto in quest’attività: Aracoeli, di Elsa Morante; Lisario, di Antonella Cilento e Il padre degli orfani, di Mario Soldati. Il libro è piaciuto a molti studenti ma ha deluso altri. Alcuni pensano che si tratti di un’opera molto originale che ci mostra uno strano e sconosciuto mondo: le giovani ragazze d´un orfanotrofio al XVIII secolo in una Venezia che, da quel poco che si vede, è scura e triste. Gli altri invece considerano che ha un cambiamento molto importante tra l’inizio e la fine e che l’origine della storia si perde e non finisce.
Quasi tutti dicono che la prima parte del romanzo è pesante e si ripetono in maniera persistente le stesse idee e le stesse parole. La stessa cosa succede al modello musicale dello “Stabat Mater” di Vivaldi: Lento e monotono all’inizio ma che diventa più veloce alla fine. Nel romanzo succede lo stesso e alla fine tutto si svolge in modo rapido e molto diverso da come comincia: il desiderio di sapere chi è la madre – nucleo centrale- svanisce e diventa un desiderio di libertà con la fuga de Cecilia.
Questo libro è in realtà un omaggio alla musica che piano piano si prende un posto sempre più importante nel romanzo. La musica, la forza creatrice di Vivaldi è la porta per scoprire una passione vietata all’interno dell’orfanotrofio, è la possibilità di vivere una vita che non c’è fra le pareti della pietà. La presenza della morte, così prossima, così dialogante, così conviviale, è una forma di mostrare la vita/morte che presiede la realtà della protagonista. Le frasi sono corte come i movimenti della musica di Vivaldi e ci sono molti paragoni fra il lessico del libro e il linguaggio musicale.
A lezione, il libro ci ha fatto parlare molto di musica, ma anche della società e della vita delle donne a quell’epoca, delle posibilità di sopravvivere che avevano, e di tutte queste abitudini che mostra il libro: le ragazze non potevano essere viste, quando andavano fuori erano mascherate, lo scandalo di cambiare la forma di suonare il violoncello fra le gambe…In realtà per i nostri alunni, un mondo diverso e triste, ma pieno di bellezza musicale. Alla fine, quando si può pensare perfino in un finale tragico, Cecilia (simbolico nome della patrona della musica), rompe con la storia di sua madre, butta la metà della rosa dei venti e sceglie la libertà.